gennaio 16th, 2012 by admin
Sei anni di sviluppo progettuale con Nicholas Negroponte e l’organizzazione no-profit da lui fondata, l’ormai celeberrima One Laptop For Child, hanno portato alla generazione di XO-3 tablet. Dopo che oltre 2,4 milioni di bambini in 25 paesi hanno ricevuto il portatile XO è il momento dei tablet! Continua »
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febbraio 2nd, 2010 by Ivana
Una nuova speranza per l’Africa. Dopo Savior Bad arriva un pallone da calcio che trasforma il gioco in energia.
Arriva dall’università di Harvard questo nuovo progetto che potrebbe rivoluzionare la vita delle popolazioni africane che ancora hanno difficoltà a reperire l’energia.
Soccket sembra un comune pallone da calcio, proprio come quelli con cui bambini amano giocare per ore. Ma ovviamente sOccket ha qualcosa in più! E’ infatti capace di incamerare tutta l’energia che i bambini generano giocando a calcio e trasformarla in energia elettrica da utilizzare per piccoli apparecchi elettronici, lampade LED o telefoni cellulari ad esempio.
“Il brevetto per questa innovazione è attualmente in corso. Stiamo lavorando anche con le organizzazioni locali del Sud Africa che vedono il calcio come un modo per promuovere lo sviluppo dei giovani e l’educazione alla salute”. Queste le parole delle quattro ragazze ideatrici di Soccket, un progetto di social-design interessante che, nella sua semplicità, potrebbe regalare una speranza all’Africa.
I rendimenti sono notevoli. Basta pensare infatti che per ogni 15 minuti di gioco, la palla riesce a generare un quantitativo di energia utile per illuminare una lampada LED per 3ore.
Questa soluzione potrebbe in breve tempo sostituire le lampade al cherosene utilizzate dai popoli africani, causa principale di decessi a causa di incendi e dell’inalazione dei fumi, con lampade LED alimentate dall’energia generata dai palloni. Senza dimenticare che l’energia può essere utilizzata per alimentare qualsiasi altro piccolo dispositivo elettronico semplicemente giocando.
“L’idea – spiegano i ricercatori – è venuta prendendo spunto dalle piste da ballo che trasformano la pressione dei passi in energia elettrica. In questo caso il movimento della palla agisce su un magnete avvolto in una bobina inducendo una tensione che genera corrente elettrica”.
Anche se i palloni in questione peserebbero poco più di quelli tradizionali, questa idea potrebbe rivoluzionare la vita di più di un milione di persone.
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novembre 2nd, 2009 by Ivana
I designer Kim Hyo Jin e Seol Ah Sun progettano Savior Bud, un sistema capace di estrarre acqua potabile dalle foglie degli alberi.
Il progetto è stato pensato per i paesi in via di sviluppo, dove è difficile reperire acqua potabile, anche se Savior Bud è stato pensato in particolar modo per l’Africa, un paese doppiamente afflitto da questo problema. Non si tratta solo di un problema di approvvigionamento di acqua, ma spesso l’acqua che è disponibile è imbevibile o inquinata.
Savior, ancora in fase di sperimentazione, è un oggetto da applicare all’estremità dei rami degli alberi per trasformare l’umidità delle foglie in acqua potabile. Il procedimento per ricavare acqua è semplice e necessita solo di 3 passaggi fondamentali.
Prima di tutto bisogna trovare un albero a foglia larga ricco di foglie. Una volta individuato l’albero si applica Savior Bud all’estremità di un ramo, come se fosse una pinza gigante, circondano con cura le foglie della parte terminale del ramo. Una volta applicato Savior al ramo, questo funzionerà come specie di serra catturando l’umidità dalle foglie per trasformarla poi in acqua. In circa quattro ore infatti, le foglie avranno rilasciato un quantitativo di acqua pari al contenuto di una tazza di medie dimensioni. Continua »
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dicembre 15th, 2008 by Ivana
Ryoji Takahashi disegna gli Info Jewelry un nuovo tipo di gioiello destinato ai non vedenti.
Più che un vero e proprio gioiello parliamo di un elegante strumento tecnologico di social design utile per chi purtroppo ha dei problemi alla vista. Dopo i progetti di Pininfarina Extra, arrivano gli Info Jewelry.
Il prodotto ideato dal designer giapponese infatti è un piccolo kit anello-auricolare tecnologico e di tendenza.
Quello che all’apparenza è un semplice anello o un piccolo auricolare bluetooth altro non è che un sistema tecnologico per rilevare informazioni dai prodotti. All’interno dell’anello c’è un piccolo scanner che riesce a catturare alcune informazioni utili dai codici a barre e convertirle in dato acustico destinato all’auricolare (via bluetooth).
In questo modo gli utenti potranno “leggere” diverse informazioni sui prodotti che intendono acquistare come prezzo, date di scadenza, ingredienti… direttamente dall’auricolare. Tutto per una spesa guidata, sicura e a misura di tutti.
Gli utilizzi ovviamente potrebbero essere molteplici, non fermiamoci solo alla spesa. Pensiamo ad applicazioni in ambiti culturali, medici o anche per il tempo libero. Può essere un ottimo spunto per ampliare la ricerca e sviluppare ancora il progetto. Che ne dite? Continua »
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novembre 21st, 2008 by Ivana
Funzionale è bello. Arredare la casa, lavorare, fare sport: in ogni settore si pretende che gli oggetti siano piacevoli alla vista, ma la vera sfida del design è quella di riuscire a costruire prodotti che siano gradevoli e al tempo stesso utili, in grado di agevolare a chiunque e dovunque la vita quotidiana.
La mostra DesignAbility, (14 al 16 novembre presso la sede di Pininfarina di Cambiano -TO-), riuniva in un percorso espositivo soluzioni innovative create per essere fruite da più persone, che si differenziano per capacità motorie e cognitive, includendo disabili, donne incinte, bambini ed anziani.
Un design per tutti quindi e per qualsiasi contesto: i prodotti in mostra testimoniano l’impegno di Pininfarina Extra a progettare rivolgendo la massima attenzione all’interazione dell’uomo con l’ambiente circostante, senza limiti di accesso e utilizzo, a seconda della tipologia dei luoghi e delle persone.
Pininfarina Extra è una società del gruppo Pininfarina che si è specializzata in settori diversi da quello automobilistico -che invece contraddistingue il marchio- come l’interior design, l’architettura, e la nautica. Partendo da queste competenze, con il sostegno di altre aziende e società e con la collaborazione del Politecnico e lo Ied di Torino, ha dato vita ad una serie di prodotti pensati anche per persone con handicap o malformazioni. Continua »
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novembre 5th, 2008 by Ivana
L’acqua è il bene più prezioso della terra, più prezioso dei diamanti e del petrolio. Una risorsa sfruttata e troppo spesso usata male, in modo irrispettoso. Impariamo a saperla usare ed evitare sprechi. Impariamo anche ad utilizzare l’acqua piovana. E’ il progetto Rain Drop del designer Evan Gant. Un progetto di social design estremamente interessante, destinato al recupero dell’acqua piovana.
L’idea associa, oltre al recupero dell’acqua, il recupero e riutilizzo di bottiglie di plastica -a fine vita- che fungeranno da piccoli serbatoi. Il progetto, vincitore del concorso Design for Poverty, è destinato ai paesi poveri e riesce a raccogliere l’acqua piovana attraverso una serie di beccucci da applicare alle grondaie delle case.
Grazie ai particolari beccucci, ai quali si collegano le bottiglie, l’acqua viene fatta scorrere e conservata nelle bottiglie stesse ed è pronta per essere usata. Ovviamente non parliamo di acqua potabile, ma di acqua pronta per essere utilizzata per l’agricoltura, per usi personali e per mille altri usi ai quali viene impropriamente utilizzata l’acqua potabile.
I beccucci hanno una doppia funzione: possono permettere la rimozione totale della bottiglia ma possono anche essere aperti, tramite una cerniera, per un utilizzo immediato dell’acqua a mò di doccetta (per lavarsi le mani ad esempio).
Ho un solo dubbio… nei paesi poveri le grondaie ci sono? Particolare a parte trovo il sistema efficace ottimo per i paesi poveri ma ideale anche (soprattutto) per il resto del mondo. Le immagini
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settembre 8th, 2008 by Ivana
SMS Text Messenger è probabilmente il primo “cellulare” destinato ad un pubblico meno giovane e poco amante della tecnologia. Stop a tastini e letterine microscopiche, via libera agli sms. Dopo i cellulari per bambini ecco quelli per anziani.
Non parliamo proprio di cellulari, ma di dispositivi per inviare SMS. Quanti ne scrivete al giorno? Io abbastanza. Ma avete mai pensato che le persone un po’ più in là con gli anni ne inviano pochissimi? Il dato è questo: solo il 17% delle persone non più giovanissime (oltre i 65 anni) utilizza questo tipo di comunicazione contro il 94% di ragazzi tra 16 e 24. Il problema non è solo legato ad una sorta di “repulsione alla tecnologia“, spesso sono i problemi alla vista o le difficoltà a maneggiare piccoli oggetti, le vere cause frenanti.
Il modo più comodo di scrivere un messaggio, secondo il designer Tom Kenworthy, ideatore di SMS Text Messenger, è di scriverlo con le proprie mani! Non sto parlando di lettere, magari affidate ad un piccione viaggiatore!!! ma di un apparecchietto capace di “leggere” quello che si scrive su una particolare superficie, per poi tradurlo in lettere digitali. Come? Semplice!
Il dispositivo, da chiuso, si presenta come un quadratino bianco con un pallino giallo al centro. Una volta tirate le estremità, il quadratino si trasforma in rettangolo, esce il display, il pallino diventa un touchpad e siamo pronti per scrivere direttamente con le dita. Come nell’esempio. Vogliamo scrivere “ciao” (o hello come nella foto)? Semplice! Non ho bisogno dei pulsantini, ma scrivo direttamente la mia “C” sul touchpad giallo. Traccio la forma col dito e, una volta riconosciuta la lettera dal cellulare, la confermo con i tasti al lato (gialli e ben visibili). Via ad un’altra lettera, la “i”… e così via. Nel 2008 ha anche vinto il concorso Inclusive World indetto dalla RSA (Royal Society of Art and Design)
Niente caratteri corpo 2, T9 impazziti o menù difficili da navigare. Ovviamente ci vorrà sempre un nipotino pronto a spiegare come utilizzare SMS Text Messenger, ma a me sembra un accessorio abbastanza efficace. L’unica mia perplessità è relativa al display, forse troppo piccolo. Altre immagini Continua »
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agosto 28th, 2008 by Ivana
ReWalk, il primo ed unico dispositivo per tornare a camminare o, addirittura, camminare per la prima volta. Sviluppato dalla Argo Medical Technologies, grazie agli sforzi dell’ingegner Amit Goffer, sarà la prima chance per i paraplegici per condurre una vita normale.
Non posso fare a meno di pubblicarlo. Mi ha veramnete commosso questo video che immortala Radi Kaiof, un paracadutista che dopo un brutto incidente torna a camminare dopo 20 anni. Venti anni. Il video
E’ la faccia della medaglia del design che resta più nascosta, quella che purtroppo fa parlare meno di sè. Ma questo progetto di social design deve far parlare di sè e deve essere conosciuto.
Si chiama ReWalk, ri-camminare appunto. Non è la solita sedia a rotelle ma un “esoscheletro” da indossare che farà alzare e camminare chi, purtroppo, è paralizzato dalla vita in giù. Come si vede dalle immagini, ReWalk è dotato di un piccolo zainetto all’interno del quale è disposto il pacco batterie e il computer che permetterà agli utenti di scegliere le diverse configurazioni: alzarsi, camminare, salire o scendere le scale.
E’ un progetto che migliorerà la vita a livello fisico e, soprattutto, a livello psicologico. Sarà in commercio a partire dal 2010 e, per ora, verrà testato da Radi Kaiof e nello Sheba Medical Center di Tel Aviv per poi arrivare al Moss Rehabilitation Research Institute of Pennsylvania . E’ uno dei pochi progetti che veramente utilizza la tecnologia in favore dell’uomo a costi estremamente ridotti per altro. Il costo si aggirerà intorno ai 15.000 euro, l’equivalente delle sedie a rotelle di gamma alta.
Credo rappresenti l’innovazione più significativa degli ultimi anni. E siamo appena all’inizio. Basterà affinare la tecnologia ed i materiali per un dispositivo ancora più compatto, leggero e veloce. Ma l’inizio è più che sconvolgente e regalerà la speranza a moltissime persone.
L’opinione di Goffer: «Il beneficio più grande di questo macchinario è la riconquista della dignità e dell’autostima. Molti non se ne rendono conto, ma crescere su una sedia a rotelle non è affatto facile. Questa è una vera rivoluzione»
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agosto 25th, 2008 by Ivana
Un nuovo dispositivo piccolo e maneggevole adatto a chi, purtroppo, non puo’ leggere. Facile da usare ed immediato, Voice Stick legge e “parla”.
Sempre più spesso cito oggetti di social design: una nuova dimensione del design che non crea solo oggetti belli ma, soprattutto, oggetti utili e anche esteticamente gradevoli. Ne abbiamo visti tanti: Bedu il bidone per le emergenze o le stampelle di Yong Rok Kim solo per citarne un paio. (Gli altri sono tutti nella categoria Social Design)
Oggi parliamo di Voice Stick creato da Sungwoo Park, un designer frizzante di cui abbiamo già parlato su A+D prima con Eazzzy la minifotocamera USB e poi con Rolling Bench la panchina sempre asciutta.
Voice Stick possiamo definirlo come un piccolo scanner progettato per le persone colpite da cecità o con problemi alla vista. Utilizzarlo è semplicissimo: basta disporlo su una pagina di un libro (o di un bigliettino da visita, un opuscolo…) e, grazie ai comandi in braille, è possibile avviare la scansione del testo. Attraverso un sintetizzatore il fruitore potrà poi ascoltare il testo direttamente da Voice Stick.
Per evitare di disturbare altre persone, se ci si trova in una biblioteca per esempio, è possibile utilizzare degli auricolari grazie all’uscita posta all’estremità di Voice Stick. Un nuovo sistema che permetterà a tutti di ampliare sempre più le proprie conoscenze e di superare i libri in braille (non sempre facilmente reperibili e disponibili per tutti i titoli). Lo trovo un bel progetto. Critiche? Tutte le foto Continua »
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giugno 5th, 2008 by Ivana
Wheelly, la ruota diventa un piccolo modulo abitativo.
Proprio pochi giorni fa ho parlato di Bedu, il bidone trasformabile in campo per emergenze; oggi vi ripropongo l’argomento social-design con un nuovo ed interessante progetto. E’ Wheelly il rifugio per i senzatetto.
Il gruppo Zo-Loft (abbiamo già parlato di questo gruppo di giovani designer italiani per il progetto Din-Ink, i tappi-posate, ricordate?) si ripropone con un sistema-rifugio. Una ruota per ripararsi, per proteggersi e per spostarsi, una ruota come status-symbol ma soprattutto una ruota come dimora intima e più dignitosa.
“Whelly è disegnato per colonizzare e vivere tutti i tipi di realtà urbana, da solo o connesso ad un altro modulo, così da poter creare rifugi multipli e colorati“. Un progetto sostenibile, basato sul sistema del cuscinetto a rullo, realizzato in gomma, alluminio e cartone pressato riciclabile al 100%. La corona interna è ritmicamente segnata da una sequenza di fori per permettere di appendere un sacco da 250 lt ed alcuni oggetti quotidiani. Grazie a due tende pieghevoli in poliestere, diventa un rifugio sicuro ed intimo, provvisto di uno spazio isolato dal terreno per dormire ed uno per poter stipare gli oggetti.
Agli estremi del carrello sono previsti due elementi circolari in gomma sui quali è possibile collocare loghi o marchi. Questa caratteristica permette di ridurre i costi di produzione del carrello o, addirittura, renderlo gratuito per tutti i senzatetto, diventando dei veicoli pubblicitari all’interno della città.
Wheelly, come tanti bei progetti, purtroppo vive solo sulla carta, ma sono certa susciterà presto il giusto interesse e magari troverà un “papà” finanziatore. Farebbe sicuramente la felicità di molte persone. A voi la parola. Immagini Continua »
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