Edo: quando il design è bio-inspired.
Edo, una pensilina solare multifunzione ed energeticamente autonoma che unisce il design biomimetico alle eccellenze tecologiche. Un progetto che racchiude sapientemente bio-design, sostenibilità ambientale, nuove tecnologie e aspetti sociali.
Il design di Edo nasce dall’osservazione al microscopio SEM di alcune alghe unicellulari marine chiamate Diatomee, organismi particolarmente interessanti per il design sostenibile poiché si presentano come una sorta di “pannello solare” strutturato a forma di ventaglio (le vedete nella gallery), costituito da diversi individui aggregati in colonia per accumulare tutta la luce necessaria alla propria sopravvivenza (vi consiglio di leggere anche l’approfondimento alla fine del post).
Questo elemento a forma di ventaglio ha ispirato il design della parte superiore delle pensiline che ingloba una tecnologia fotovoltaica costituita da film flessibile in silicio amorfo. La superficie fotovoltaica raccoglie energia solare durante il giorno che viene accumulata in delle batterie per poi essere utilizzata in parte per alimentare un insieme di led che, attraverso un tessuto fotoluminescente, illuminano la superficie inferiore della pensilina per creare un effetto di luminescenza diffusa e poetica, che accende l’oggetto di notte. Il resto dell’energia ricavata viene messa a disposizione degli utenti che potranno “scaricarla” in forma di “free energy” (sfruttando magari i minuti di attesa o di sosta per poter recuperare una quantità di energia “di emergenza”) e attraverso una porta universale poter fornire energia a dispositivi portatili come telefoni, smartphone, lettori musicali, laptop, macchine fotografiche. La possibilità di poter alimentare i propri accessori anche quando si passano molte ore lontano da un luogo dove poterli ricaricare completamente è particolarmente utile per coloro che conducono una vita itinerante secondo la tendenza “neo-madica” contemporanea.
Possiamo quindi considerare Edo come un elemento di arredo urbano sostenibile che oltre a garantire riparo dagli agenti atmosferici cattura energia solare durante il giorno, fornisce “free energy”, illumina durante tutta la notte ed alimenta un dispositivo digitale informativo multi-mediale. Grazie a degli schermi touchscreen, integrati alla struttura della pensilina, è possibile accedere ad informazioni in tempo reale su orari di autobus e calcolo percorsi, monitoraggio del traffico, livelli di inquinamento relativi a diverse sostanze, possibilità di condivisione di file e dati.
Edo nasce dalla creatività e dalla fusione di diverse figure professionali di un team di ricercatori della Seconda Università degli studi di Napoli composto dal Prof. Mario De Stefano del Dipartimento di Scienze Ambientali, Facoltà Scienze del Farmaco per Ambiente e Salute; dalla Prof.ssa Carla Langella del Dipartimento di Industrial Design Ambiente e Storia, Facoltà di Architettura “Luigi Vanvitelli”; e dalla Dott.ssa Antonia Auletta.
Il progetto ha ricevuto la Menzione d’Onore all’ultima edizione della “International Science and Engineering Visualization Challenge“, la prestigiosa competizione internazionale di fotografia scientifica organizzata dalla “National Science Fundation” e dal magazine “Science” volta a premiare il “linguaggio visivo nella comunicazione della Scienza” ovvero l’abilità di ricercatori e divulgatori nell’utilizzare in maniera innovativa mezzi visivi, foto e filmati, per promuovere la comprensione dei risultati della ricerca scientifica.
Personalmente trovo il progetto oltre che poetico, estremamente affascinante ed interessante. Un progetto blur che abbraccia molte discipline e che approda ad una sintesi perfetta e ad un mix vincente di design biomimetico e tecnologia. Che ne pensate?
Approfondimento. Le Diatomee: scenari di bio-ispirazione sostenibile.
Le diatomee sono alghe unicellulari marini caratterizzate da uno scheletro in silice e sono considerate la più diffusa forma di vita sul nostro Pianeta.
Dalle immagini al microscopio SEM effettuate da Mario De Stefano emerge l’ampissima varietà di tipologie di diatomee, ognuna delle quali è caratterizzata da una specifica morfologia strutturale e da un diverso aspetto.
La struttura delle diatomee è costituita da un guscio diviso in due metà (valve). Lo stesso nome: diatomea, significa “tagliate in due”. Le due valve sono congiunte tra loro con sistemi molto complessi definiti interlocking spines, che possono essere reversibili o irreversibili, e che costituiscono riferimenti interessanti per ipotizzare connessioni efficaci e flessibili negli ambiti del design e dell’ingegneria. Un ulteriore interessante carattere ispiratore è costituito dalle morfologie dei gusci e dalle texture che li caratterizzano.
Durante il loro ciclo di vita, questi organismi, effettuano la fotosintesi clorofilliana, grazie alla luce che riescono a filtrare attraverso i fori presenti sull’involucro esterno, con la quale assorbono e immagazzinano CO2. I fori, di dimensione nanometrica sono visibili al microscopio elettronico che dimostra come le loro complesse e affascinanti configurazioni abbiano, in realtà, motivazioni di tipo funzionale poiché servono a rifrangere e incanalare la luce nella maniera più efficiente possibile, in modo da raccoglierla in quantità massima.
Le ricerche sulle Diatomee condotte in questo ambito rivelano come questi principi e queste strutture possano rivelarsi efficaci riferimenti da mutuare nel design di nuovi e più efficienti siste mi di captazione dell’energia solare. Il progetto di pensilina multifunzionale Ego è ispirato in particolare alla Diatomea Licmofora, genere di diatomee bentoniche che possono ritrovarsi in forma solitaria o in colonia. La cellula solitaria è caratterizzata da forma clavata generalmente aderente al substrato mediante un piccolo polo basale. Le colonie sono costituite, invece, da una o più cellule generalmente organizzate in fascetti o in grosse formazioni a ventaglio. Le Licmofore solitarie si espongono alla radiazione luminosa in dirizzando il più esteso polo arcale in direzione della luce. Quelle coloniali sfruttano invece pienamente le superfici laterali essendo quelle apicali utilizzate nella formazione del ventaglio.
Scritto in Arredo Urbano, Design eco-orientato, Nuovi materiali | 7 Commenti »
febbraio 20th, 2010 at 03:39
oltre che utili li trovo molto belli ed eleganti, ma dal punto di vista formale mantengono forse troppo una connotazione ‘esotica’ che, sarà un mio limite, non me li lascia immaginare che in un lungomare; diciamo che come elemento urbano non mi sembra estremamente versatile ma nel giusto contesto (..Copacabana?!) può dare anzi un tocco di eco-originalità.
febbraio 23rd, 2010 at 17:05
secondo me invece il design è adatto a qualsiasi paesaggio, anzi, io li troverei molto più integrati in una metropoli. e poi darebbero un tocco di vivacità alle città sempre più piatte. quello che mi ha colpito e lasciato a bocca aperta sono le diatomee! comunque concordo con te ivana, il progetto è poetico ma soprattutto come lo definisci tu blur. Credo che finalmente possiamo parlare di design!
febbraio 23rd, 2010 at 17:26
Questo non l’avevo ancora letto. Bellissimo. Ovviamente quello che è stupefacente è l’organismo a forma di ventaglietto. Una domanda. Io di microscopi SEM non ne so niente, non ne ho mai visto nemmeno uno ma si vede a colori? gli organismi sono proprio azzurri? perchè se è così il riferimento è ancora più bello con la pensilina azzurrina
febbraio 24th, 2010 at 18:44
Mi domandavo la stessa cosa, ma immagino che la foto sem sia a colori.Questo è vero design bio-inspired, che non si limita alla forma ma riproduce anche la strategia ed il funzionamento dell’alga. Bellissimo esempio
marzo 27th, 2010 at 00:16
Di questi progetti ne vedo spesso, tutti sembrano belli e ti fanno pensare che magari un giorno questo pianeta sarà più pulito…ma quello che mi chiedo è se mai funzioneranno veramente…tutte queste idee promettono cose strabilianti ma l’attuale tecnologia fotovoltoica non so fino a che punto possa alimentare un insieme tale di dispositivi…voglio dire questo sistema dovrebbe fare illuminare l’impianto, fornire free energy e addirittura far funzionare dei dispositivi digitali touchscreen…lo so è solo un concept però ho l’impressione che soprattutto in questo campo si tenda a “fantasticare” un pò troppo…
maggio 15th, 2010 at 15:20
Sicuramente di scena, ma credo che la vera sostenibilità non possa essere perseguita solo piazzando pannelli fotovoltaici a destra e manca. Purtroppo oggi troppi progettisti e troppe aziende si fregiano del titolo di Eco più per questioni di marketing che non di vero interesse per l’ambiente. Per favore cerchiamo di staccarci un po’ da questa visione limitata dell’ecologia. Installare pannelli solari non è una panacea. L’estrazione del silicio e il suo “slicing” in film micrometrici richiedono quantità di energia mostruose. Per non parlare degli scarti non proprio “salutari” che si producono da tali lavorazioni. Senza poi tener conto del rapido decadimento di efficienza dei pannelli stessi dopo pochi anni di utilizzo. Prima di effettuare una scelta del genere, ogni designer dovrebbe fare lo sforzo di calcolare anche solo a grandi linee il bilancio energetico totale, ovvero quanto costa il progetto non a lui, ma a Madre Terra. Copiare la natura e i suoi processi, non significa copiare solo la sua forma, come in questo caso (a mio umile parere), ma comprenderne i meccanismi e l’anima profonda. Ok, potrebbe sembrare un discorso da hippy bacchettone, ma per chi si butta nel mondo dell’Ecodesign deve essere consapevole che il suo guadagno viene dopo quello del pianeta. Saluti a tutti!
aprile 24th, 2012 at 16:57
vorrei sapere se questo è solo un progetto o se esistono aziende che vogliono produrre o che producono questa bellissima novità