Eco Pod: ricoprire di alghe i vecchi edifici per produrre energia pulita
Arriva da Boston l’ultima chicca in campo di energie alternative. Si chiamano Eco Pod e sono nuovi ed innovativi metodi di produzione di energia derivante da biocombustibile. Ma vediamo meglio di che si tratta.
L’idea è degli studi americani Höweler + Yoon Architecture (vi consiglio di vedere i loro lavori) e Squared Design Lab e nasce per stimolare l’economia e l’ecologia della città di Boston. Strutture verticali temporanee pronte ad abbellire la città e produrre energia.
L’Eco Pod è un nuovo metodo per produrre energia alternativa, pulita e rinnovabile, che interviene sui vecchi edifici, ormai abbandonati. Nell’attesa di un eventuale recupero, questi edifici diventano dei veri e propri supporti verticali per bioreattori di micro-alghe pronti a produrre energia per la città.
In questo modo le strutture, da ruderi abbandonati, si trasformano in edifici ad alto impatto visivo ricoperti da capsule multiple (prefabbricate) fonte di bio-combustibili che, nel caso delle micro-alghe è pari a 30 volte di più per acro rispetto ai tradizionali bio-combustibili. In più, diversamente da altri biocombustibili, le micro alghe crescono su qualsiasi tipo di supporto, anche su superfici verticali e, durante la fotosintesi, trasformano l’anidride carbonica in ossigeno
Tutta la struttura portante, inoltre, è stata progettata per spostare agevolmente le varie capsule grazie a particolari bracci meccanici (azionati con la stessa energia prodotta dalle micro-alghe) per massimizzare la crescita delle alghe e quindi il rendimento.
Li trovo un ottimo esempio di recupero urbano, buono anche come giardino verticale e un eccellente utilizzo sperimentale di nuovi bio-combustibili. La sperimentazione continua per questo splendido esempio di crescita economica e culturale! Staremo a vedere gli sviluppi!
- Höweler + Yoon Architecture
- Squared Design Lab
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Scritto in Architettura Contemporanea, Arredo Urbano, Design eco-orientato, Nuovi materiali | 9 Commenti »
ottobre 8th, 2009 at 08:35
mi fa tanto Matrix…
ma se l’idea fosse fattibile. ben venga.
ottobre 8th, 2009 at 11:17
…idea particolare quanto a mio avviso irrealizzabile;
Le alghe, non vivono in acqua? …una cosa del genere incrementerebbe l’umidità nella zona, che oltre ad alterare i microclimi…provocherebbe anche danni strutturali alla struttura stessa.
Preferisco aiuole, pannelli solari e magari pale eoliche sui tetti dei grattacieli…
Saluti.
ottobre 8th, 2009 at 15:46
è una roba bruttissima.sembra la prima pagina di BLOB
ottobre 9th, 2009 at 11:34
non mi convince e non mi piace per nulla, ma è anche vero che non ho approfondito l’argomento. Stando a quanto scritto potrebbe essere interessante, ma mi sorgono dei dubbi.
- non è una costruzione fissa, ma temporanea e ciò dovrebbe aumentare i costi di montaggio, trasporto, disassemblamento e quindi anche l’emissione di CO2…ergo quella risparmiata viene spesa
-tutte le piante producono ossigeno durante la fotosintesi penso quindi che la scelta delle alghe sia dovuto solo ed esclusivamente al 30% in + per il combustibile…il resto è vendita
-il giradino verticale proprio non riesco a vederlo…forse non ho capito, ma non mi sembra che possa essere usato dalle persone se non solo guardato
-può anche essere accattivante e originale quel McBianco , ma quanto durerà? ci sono delle alghe…vorrei vederlo alla prima pioggia o quando alcune potrebbero marcire
-fico il braccio meccanico…ma questo mi fa pensare ad un notevole spazio di movimento attorno…quindi non in tutti i posti degradati si potrebbe montare in biograttacielo!
-dici che gli edifici degradati diventano sostegno…ma quali edifici? dipende dal perchè sono degradati…spesso e volentieri tali edifici sono pericolanti e non vorrei che per montarci la struttura li si debba rinforzare…ulteriore spreco di denaro ed energia
-come già detto non conosco il progetto, ma come si collegano le varie capsule se basta un braccio meccanico per posizionarle…appoggio? aggancio magnetizzato? incastri? e quante alghe si distruggono negli spostamenti? e quanti movimenti durante il giorno? è un organo in continuo mutamento?
-quali sono i rischi? manutenzioni? incendi? e l’energia prodotta? ha bisogno di collegamenti ulteriori oppure è un organo totalmente indipendente?
direi che un pò di dubbi gli ho espressi…che esteticamente non mi piace l’ho già detto?
ola
ottobre 9th, 2009 at 20:39
l’idea è stupenda. prima o poi ci saranno anche in italia progetti simili?
ottobre 9th, 2009 at 23:22
Interessante, in linea di principio, è un modo di sfruttare il fenomeno della crescita vegetale, che è fisiologico su molti edifici dismessi, per altre finalità. Quel che non vedo, è come le microalghe producano tanta energia concentrata in modo da azionare il braccio meccanico. Suppongo ci saranno dei motori per attuatori (almeno uno per capsula). E comunque si stanno usando, a quel che si capisce, prodotti vegetali non spontanei, ma appositamente seminati o interrati in forma di piantine, come combustibili, quindi l’analogia col processo di crescita vegetale sulle facciate è solo formale.
Se viceversa il problema è quello di dare maggior ossigeno ad una zona congestionata e magari scarsamente alberata sfruttando il palazzo in abbandono, sarebbe forse sufficiente, con molta minor spesa, incrementare la crescita di quelle piante che già normalmente crescono sui muri in quella zona climatica.
ottobre 13th, 2009 at 19:32
Sì, come arredo urbano è interessante, ho dei dubbi sulla quantità di energia. forse i bracci sono un concept estremo
ottobre 15th, 2009 at 16:12
direi ottimo per NASCONDERE un vecchio edificio pronto alla demolizione, ma dubito anche io sul ricavo energetico. i bracci poi inutili al 100%
ottobre 27th, 2009 at 19:07
Simpatico ma realizzabile? Comunque un buona idea!