La bottiglia per l'acqua realizzata in carta

dicembre 2nd, 2008 by Ivana

360 Paper

Lo studio BrandImage lancia 360 Paper, la prima bottiglia per acqua realizzata in carta! Un progetto ideato per far fronte alle tonnellate di bottiglie di plastica che si accumulano numerose nelle discariche.

L’idea è quella di sostituire le tradizionali bottiglie di plastica che, a detta della BrandImage troppo spesso finiscono in discarica (circa l’86% negli USA) senza essere riutilizzate o riciclate, con un prodotto riciclato, riciclabile e biodegradabile al 100%, la carta appunto. 

La parte più interessante del packaging sta nello studio del tappo, che in 360 Paper mi sembra la cosa più interessante (forse l’unica). La parte superiore della bottiglia è caratterizzata, infatti, da quell’elemento ellittico che si può spezzare dal resto della bottiglia; una volta aperta la bottiglia questo elemento ellittico si divide in due parti, una da incastrare alla base del collo della bottiglia che aiuta a versare l’acqua, mentre l’altro, che funge da tappo, si aggancia a pressione all’anellino alla destra della bottiglia, così non si perde ed è sempre pronto all’uso.

Oltre alla domanda che vi starete ponendo tutti (come fa la carta a conservare e preservare il liquido contenuto senza sciogliersi) mi domando perchè, invece di sensibilizzare le persone ad un utilizzo più etico e consapevole delle plastiche, vengono proposti questi oggetti che non risolvono il problema alla base.  Quello che è chiaro è che per essere idrofoba la carta va sicuramente trattata, perciò tutto il senso più etico e “verde” va comunque perso. Del progetto salverei solo il tappo, il resto non mi convince affatto e al sito non ci sono specifiche circa il materiale. Voi cosa ne pensate? Altre immagini

360 Paper

 

360 Paper packaging

Scritto in Design eco-orientato, Food Design, Nuovi materiali, Packaging | 22 Commenti »

22 commenti

  1. davide Scrive:

    non li capisco questi sforzi e soprattutto la motivazione. Anche le bottiglie in plastica sono riciclabili e quindi se negli USA lo saranno solo per il 14%, perchè con la carta si dovrebbe arrivare al 100%?? anche queste finiranno nelle discariche no?
    in più a me non piace neanche il tappo…ho come l’impressione che non “tappi”.

    ola

  2. dadde Scrive:

    perfettamente d’accordo con te Ivana..anche perchè da come è posto il progetto..superecologico..riciclo ecc, poi analizzandolo non mi sembra questa genialata..salveremo dal riciclo la plastica e il vetro però disboschiamo mezzo mondo per fare queste bottiglie..e allora?che senso ha..?secondo me non bisogna sensibilizzare a gente..perchè la gente prima che la sensibilizzi passano anni e anni..la gente la devi educare da quando nasce a certe cose, a me sembra così naturale..e invece..va bhe..progetto bocciato comunque..anche come concept..Ciao Ivana!!!

  3. ruth Scrive:

    Credo sia la prova che ora siamo saliti sul treno del business, vestiti di verde e con voglia di glamour.
    Alcuni paesi si organizzano per ri-insegnare ad apprezzare la sana caraffa da colmare con l’acqua del rubinetto, risanare le tubature per poter avere acqua potabile là dove ci porta il nostro lettore mp3…e costoro si curano di mantenere le sane brutte abitudini. Ecologici ma con confort!

  4. matteo Scrive:

    se aveste studiato un minimo di psicologia sociale forse considerereste questo progetto diversamente, vi spiego perchè queste bottiglie sono migliori di quelle in plastica. C’è un principio estremamente forte, chiamato “principio di riprova sociale” che dice sostanzialmente due cose. In una situazione di incertezza un gruppo umano (nazione, religione, lingua, ecc) tende a decidere l’azione da compiere in base alla scelta che hanno fatto gli altri. Questo principio sta alla base di alcune cose con anche voi venite inconsapevolmente a contatto, alcune grandi altre piccole. Per esempio: perchè in certi programmi comici mettono le risate di sottofondo quando un personaggio fa una battuta? Perchè il principio di riprova agisce anche qui. Ricercatori di cambridge nelle loro ricerche hanno confermato che persone che non riderebbero di una battuta simile se sentono e hanno cognizione che agli altri fa ridere ridono di gusto, e i pubblicitari queste cose le sanno bene. Un altro esempio: 30 anni fa a New York si è verificato un fatto che è rimasto per molto tempo sulle pagine dei giornali. Una donna in pieno giorno e una strada trafficata è stata inseguita e uccisa a coltellate benchè ci fossero 38 persone che le passavano accanto. Anche qui la riprova sociale ha agito. Non erano freddi o crudeli, ma tutti i 38 passanti erano indecisi sul da farsi, era una situazione esplosiva che non avevano mai affrontato, e sulla quale erano profondamente indecisi. Cosa fecero? Si guardarono intorno per cercare un segnale, l’uno dall’altro, su ciò che avrebbero dovuto fare. Tuttavia era una situazione paradossale poichè dal momento che tutti si guardavano intorno tutti pensarono che quella calma con cui tutti cammivano dovette essere motivata da una buona ragione. Specialmente in una situazione ambigua, la tendenza di ciascuno a stare a guardare per vedere cosa fanno gli altri può causare un fenomeno straordianrio, la cosiddetta “ignoranza collettiva”. Cialdini, professore di psicologia sociale alla columbia university così scrive: “Quello che facilmente si dimentica, però, è che anche tutti gli altri che osservano l’evento probabilmente sono in cerca di una riprova sociale. E siccome in pubblico a tutti noi piace apaprire posati e tranquilli, probabilmente ci limiteremo a brevi occhiate di sfuggita: la conseguenza immediata è che ognuno vedrà che nessuno degli altri si scompone e non interpreterà l’evento come un caso d’emergenza”. Questo principio, potentissimo e molto conosciuto dagli psicologi, è la causa di tutte le tragedie dell’umanità, dalal relgiione al nazismo, e in termini ambientali potrebbe agire negetivamente se non verrà usato a nostro vantaggio. E ora veniamo al dunque, anche se credo che abbiate già capito: la classica bottiglietta di plastica non va più bene perchè non è nata per motivazioni ambientaliste. A livello tecnico tra una in carta e una plastica non cambia molto, e potrebbe apparire l’educazione fin dall’infanzia l’unica alternativa per dirigere il mondo verso una maggiore coscienza. Potrebbe apparire un progetto stupido. In realtà non è così. La bottiglietta in plastica non essendo nata per motivi ambientali ribadisce involontariamente ad ogni istante la legittimita dell’inquinamento in tutti i gruppi sociali con i quali viene a contatto. Una bottiglietta in carta, essendo nata proprio per quest’emergenza, ribadisce con la sua stessa esisistenza che c’è un problema da risolvere e mette in moto molto potentemente il principio di riprova sociale e lo fa agire positivamente: le possibilità che con progetti del genere le persone incerte aderiscano ad una vita più giusta si alzano di molto, e dirò di più, se tutti progettassero in questo modo la crisi ambientale verrebbe risolta in tempi rapidi per imitazione collettiva. Spero di esservi stato utile, ad ogni modo, affinchè i vostri progetti ottengano i risultati che voi sperate vi consiglio di prendere una laurea in psicologia e di seguire particolarmente i cosrsi di psicologia sociale e di sociologia, poichè se non sapete come funzionano certi meccanismi collettive i vostri progetti non potrenno realmente incidere sul mondo. A presto.

  5. Ivana Scrive:

    @Matteo
    Sicuramente sono concetti molto profondi e condivido con te l’idea che il designer dovrebbe avere una cultura trasversale ( non solo in psicologia e sociologia ma anche marketing, ingegneria, comunicazione e molto altro…). Purtroppo però non risolvono niente le dietrologie, non arrivano alla massa per questo motivo non ho apprezzato questo progetto.

  6. matteo Scrive:

    queste dietrologie funzionano molto più di quanto tu possa immaginare

  7. matteo Scrive:

    in fin dei conti con questa bottiglietta non si fa altro che fare una propaganda inconscia nelle persone, va da sè che se rimane un prototipo inutilizzato non serve a nulla, ma se una società cominciasse ad utilizzarle seriamente inconsapevolmente tutti sarebbero propensi a rendersi conto del problema

    ps: risp alla mail

  8. davide Scrive:

    @matteo
    la mia ignoranza psicosociologica forse mi classifica tra l’uomo medio, probabilmente proprio come i 38 newyorkesi, e vorrei cercare di capire meglio perchè mi rimane un dubbio. Non vorrei che “la massa” di fronte ad un prodotto, e non un evento generato da una causa od oggetto, che apparentemente non convince per una possibile “inadeguatezza” del materiale o insicurezza o un packaging poco accattivante, faccia scattare il meccanismo più ovvio del “non mi convince” piuttosto che evidenziare il messaggio sociale da te riportato e quindi il riprova. Di certo con una pubblicità mirata proprio sul problema forse i comportamenti potrebbero cambiare, ma perchè allora non si comprano già ora le confezioni in brick tipo latte? perchè la gente non fa differenziata nonostante milioni spesi per l’informazione? E’ vero, molte più persone ora la fanno, ma non penso solo per imitazione, ma forse dove sono aumentati i servizi e i centri di raccolta e la politica del portaaporta e ciò mi fa pensare che ci sia una pigrizia di fondo, un agire egoistico con il minor sforzo e il pensare che quella bottiglietta “di carta” possa essere insicura, nelle tasche, nello zaino tra i fogli, già nella borsa della spesa, mi lascia quel dubbio che dicevo all’inizio. Ammenochè quando tu dici “se una società cominciasse ad utilizzarle seriamente…” non intenda dire che non ce ne siano di altre?!

    ps…complimenti per l’analisi

    ola

  9. dadde Scrive:

    matteo la tua analisi non mi ha convinto..buona la trasversalità a cui tutti i designer sono chiamati a tenere in considerazione per valutare e poi progettare realtà sempre migliori, ma in questo caso la psicologia sociale non ha senso..se andiamo ad educare sin da bambini le persone ecco che la psicologia sociale quando uno diventa adulta non serve più..perchè ormai è naturale e normale creare oggetti che rispetino l ambiente ecc..la psicologia sociale dovrebbe aiutare a sensilibizzare con questi esempi che tu hai fatti gli adulti non sensibili che certo non vengono sensibilizzati dalle parole si un professore piuttosto che di un altro..se mandi i bambini a scuola e gli insegni la bellezza dello studio sin da piccoli quando saranno grandi sarà naturale in loro capire l importanza di quello che fanno..ma se gli vai a raccontare delle storie quando sono alle superiori non ti ascolterà nessuno..(ho fatto un esempio limite ma è per far capire meglio quello che dico) inoltre nessuno ha risposto al fatto che per fare queste bottiglie dovranno disboscare mezzo mondo e quindi il rispetto dell ambiente dove va?no non ha senso..ha senso utilizzare le bottiglie di plastica perchè se abbiamo questa risorsa vuol dire che ci è stata data dalla natura ed è giusto sfruttarla intelligentemente..quindi educarsi ad utilizzare le bottiglie di plastica e poi riciclarle alla grande!pensa se in tutto il mondo lo facessero?tutti veramente!un problema in meno sarebbe e i nostri boschi non sarebbero devastati più di quanto lo siano già ora..!ciao!

  10. clarasine Scrive:

    sinceramente a me non piace neanche tanto la forma, l’idea del tappo ecc

  11. matteo Scrive:

    Tante altre. Certo non è una bottiglietta a salvare il mondo, devono essercene tante altre, nel senso che ognuno di questi piccolissimi oggetti(perchè sono davvero piccolissimi) ha una portata collettiva molto ridotta, intanto geograficamente, o poi socialmente. L’aspetto sensazionale è secondo me che a livello collettivo da piccole cose possono nascerne di immense, questo si può estendere. Ora la situazione del mondo è più o meno questa: si sente ripetere dappertutto che c’è un’urgenza ambientale ma i governi e le persone occidentali se la prendono con gran calma. Sì, c’è la cognizione che si dovrà affrontare un problema, ma si ha quasi l’impressione che non lo si debba fare oggi, perchè a livello fisico nessuno sente questi grandi cambiamenti climatici. Allora si verifica l’incertezza, da una parte la gente competente, scienziati che predicono che bisogna agire ora, magari designer che spostano i propri progetti sull’ecosostenibilità, una minoranza politica che parla spesso di questi problemi, dall’altra parte si trova il cielo che è azzurro come prima e il mare che è blu come prima. Si verifica l’incertezza in questa situazione, tutti si guardano un pò in faccia sperando che qualcuno agisca in una qualsiasi maniera. Il problema in questa situazione è che non si era mai verificata a questa portata e il mondo si trova un pò impreparato. Le guerre passano e gli uomini imparano a rifugiarsi in cantina, perchè i loro nonni hanno detto così, ma una situazione del genere non prevede un piano di emergenza ufficiale per due motivi: il primo è la difficoltà scientifica di un analisi concreta per la difficoltà di prevedere qualcosa che non è mai accaduto, la seconda è che tutti sperano che tutti facciano il primo passo. Sempre. Dunque questo progetto è buono non tanto per il fatto che utilizza la carta, cosa che comunque è gisuta e bella, quanto per il fatto che può essere un placebo, un esca, uno dei tanti primi passi per tutte quelle persone incerte se dirsi e comportarsi da ambientalisti o ignorare il problema. Non salva il mondo, non ha nemmeno vagamente questo potere, ma ha il potere di spingere le persone ad essere leggermente più coerenti. Un’altra regola psicologica importantissima è proprio l’essere coerenti. Emerson diceva: “una sciocca coerenza è lo spauracchio delle menti deboli”. Questo può sembrare strano visto che siamo abituati a vedere la coerenza come un qualcosa di positivo. Paradossalmente però questo centra con l’arte della persuasione, di cui questa bottiglietta potrebbe essere mezzo. Nel senso che la coerenza è un potente meccanismo di cui molti psicologi, e anche molti truffatori, pubblicitari e venditori porta a porta si servono. Alcuni esperti la usano in maniera positiva altri in maniera negativa. Faccio un esempio: non so se vi è mai capitato ma qualche hanno fa una delle tante campagne benefiche dell’unicef, supervisionata ovviamente da esperti psicologi, funzionava così. Il volontario unicef telefonava a casa per chiedere delle offerte e iniziava la telefonata chiedendo questo: “Come sta oggi?”. Banalmente tutti rispondevano così, come sempre si fa: “Bene” “Tutto ok” “Ok grazie”. I volontari lo sapevano bene e allora incalzavano dicendo “mi fa picere che stia bene. Ci sono bambini che non sono fortunati come lei…”. Colpito e affondato a questo punto. Psicologicamente la coerenza nella società viene vista come una gran dote, una persona incoerente e volubile viene vista dagli altri come debole. I volontari lo sapevano bene e a quel punto, dopo che la persona che aveva ricevuto la telefonata si era messo in trappola da sola dicendo involontariamente di avere una bella vita il volontario unicef poteva farlo sentire in colpa e incalzarlo con i dettagli della vita terribile che avevano i bambini del terzo mondo. La persona a questo doveva essere coerente, anche perchè il volontario spesso per andare sul sicuro chiedeva solo una piccola offerta. La persona non poteva dire “si grazie sto bene, preferisco far morire di fame quei bimbi piuttosto che sganciare 10 euro”. E nemmeno farlo intendere, ovviamente no. Dunque che si fa? Si paga, si dimostra al volontario di essere coerenti (“io sto bene dunque aiuto quelli che bene non stanno affatto”). Questo è un’esempio di come la coerenza cieca ed automatica che viene imposta dalla società può essere utilizzata per fini nobili. Inoltre, ancora più importante è che in termini cognitivi le persone tendono ad allineare la propria immagine di sè con un qualche atto compiuto da loro stessi. Altro esempio per farvi capire. In Ohio un’università ha fatto un interessante esperimento che fa al caso nostro. Dei volontari chiedevano a delle famiglie di poter attaccare un piccolo nastro adesivo a difesa dell’ambiente sulle loro porte di casa. Alcune famiglie accettarono, altre no. La cosa divertente ed illuminante è che gli stessi volontari passarono due settimane dopo chiedendo alle famiglie di poter piantare nel loro giardino un immenso cartellone in difesa dell’ambiente. Se questa assurda richiesta fosse stata fatta per prima nessuno avrebbe accettato ma, magia, la quasi totalità delle famiglie che aveva accettato in precedenza la piccola richiesta del nastro adesivo accettò anche enerme richiesta totalmente gratis. Perchè? Semplcie, perchè la società impone alla persone una certa coerenza automatica, cosicchè tutte quelle famiglie allinearono la propria immagine di sè stesse al loro precedente atto. Difesero l’ambiente col piccolo nastro adesivo dunque, per coerenza, lo difesero anche col cartellone enorme. Come vedete una situazione analoga se gestita dagli esperti potrebbe dare buoni frutti. Questa bottiglietta, come altri prodotti del genere, ha due poteri. Quello di decidere per le persone incerte inizialmente e quello di spingere le stesse ad essere coerenti, diventando degli ambientalisti modello successivamente. Spero che sia chiaro. A presto.

  12. dadde Scrive:

    va bhe..magari vado a letto ora..ciao ragazzi!notte!dadde

  13. valegiga Scrive:

    Interessantissima discussione! grazie matteo per le puntualizzazioni e i numerosi esempi! sono molto interessanti e da approfondire!
    Io sono sicuramente daccordo con matteo, ma per quanto riguarda il progetto, questo, come molti altri fintamente sostenibili, con un po’ di impegno, ricerca sui materiali e anche un po’ di marketing, si potrebbe creare qualcosa che possa aiutare ad educare e convincere i consumatori, ma che allo stesso tempo sia realmente sostenibile…certo, è più difficile..Buonanotte a tutti

  14. davide Scrive:

    @matteo
    si è chiaro
    ora però passiamo al Design più becero…forma,funzione,produzione.
    io continuo a Non sostenere questo progetto

    ola

  15. efigene Scrive:

    il packaging è carino, ma per il resto è una presa in giro: se non ricicliamo la plastica, cosa fa pensare che la carta avrà più successo? l’idea che la bottiglia di carta possa avere minor impatto ambientale rispetto a quella di plastica non regge, se abbandonata in un parco qualcosa mi dice che non si degraderà come un fazzoletto di carta, altrimenti come farebbe a contenere liquidi!?

  16. nik Scrive:

    Bravo Matteo, condivido la tua visione del progetto, credo che per apprezzare o semplicemente giudicare lavori del genere si debba sempre guardare oltre la materialità dell’esecuzione.. he libro da consigliarmi in merito? ti ringrazio, ciao!

  17. Nicu Scrive:

    Salve, a tutti !!!
    Dopo aver letto le vostre opinioni che in gran parte condivido resto pur sempre perplesso sul commento di “matteo” sulla forza che ha la psicologica sulle masse.
    Ossia, io sono un designer e penso sempre all’impatto ambientale che un prodotto ha nel sistema, perciò mi domando… Perchè far pensare alla gente che una cosa che ho creato risolva un problema, e che in verità non lo fa ? Non trovate questa cosa poco costruttiva ?
    Bhè penso che già la televisione ci metta in testa tante cose sbagliate facendoci credere il contrario, perciò sarebbe utile per chi fa questo lavoro e abbia delle idea ecosostenibili le renda tali…e non solo apparenti.

    Progetto bocciato.

    Ciao a tutti.

  18. stefania Scrive:

    ve siete proprio ammazzati eh?

  19. elettrina Scrive:

    …vorrei porvi una riflessione: nessuno di voi ha messo in evidenza il fatto che la bottiglia, in carta o in plastica che sia, contiene l’acqua che noi beviamo, elemento fondamentale per il nostro organismo…
    E’ risaputo che l’acqua imbottigliata è qualitativamente più scadente di quella del rubinetto di alcuni comuni italiani…probabilmente l’idea di una una bottiglia in carta è solo una chmera dal punto di vista eco-sostenibile, però mi lascia uno spiraglio di fiducia per pensare che magari non deteriori ( o deteriori meno)quello che noi beviamo…chissà!!

  20. silvia Scrive:

    principio di riprova sociale? Come idea è sicuramente forte e trasversale…ma siamo sicuri che i fatti gli daranno ragione??

  21. Lo Scrive:

    This project is entirely valid as it demonstrates the possibility of distancing ourselves from the use of polymer based resins for domestic/medical applications. These projects should be embraced as a step in the right direction.

  22. MARCO Scrive:

    ho richiesto di sapere chi la produce per poterla proporre nel mio negozio,che e’ frequentato da molti designers,ma a tutt’oggi non ho avuto risposta.

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