maggio 19th, 2008 by Ivana
Stanchi delle solite librerie? Per gli amanti del “fai-da-te” nasce Piegato, una libreria che in appena 2cm racchiude design, funzionalità e principi di sostenibilità. Il Salone Satellite colpisce ancora.
Per chi adora gli oggetti funzionali e senza troppi fronzoli Piegato, realizzata da MRDO Products, è sicuramente la libreria giusta. Due semplici viti e il gioco è fatto! Istruzioni semplicissime, in stile IKEA, un tocco di fai-da-te e la libreria è pronta all’uso.
Un unico pezzo in alluminio (tagliato al laser) dal quale è possibile ricavare tre mensole dalle sorprendenti prestazioni. Creare la propria libreria è semplice e non c’è bisogno di nessun attrezzo particolare. Piegato si piega e si forma facilmente a mano ma, una volta piegata, riesce a reggere carichi considerevoli (più di 10 Kg per mensola).
Sottilissima e leggera, in pochissime mosse (come descritto dalle foto dopo il salto), prende vita e decora le pareti della nostra stanza. Il design è semplicissimo ma funzionale e, viste le dimensioni contenute (100 x 66 cm), è possibile anche affiancarne diverse ed attrezzare un’intera parete, magari giocando con i tre colori previsti per Piegato.
E’ carina anche la possibilità di utilizzare Piegato come lavagnetta magnetica, sfruttando le proprietà del materiale con il quale è realizzato -alluminio- oltre che, ovviamente, come semplici mensole per appoggiare alcuni oggetti. Forse un po’ troppo spartana, ma mi sembra funzioni bene. Che dite? Altre immagini Continua »
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maggio 15th, 2008 by Ivana
Chi non conosce la colla Coccoina?Una storia fantastica di packaging, advertising e design.
Dolce profumo di mandorla e packaging accattivante (almeno per l’epoca, oggi lo possiamo considerare un vero e proprio pezzo di storia). Dal 1927 la colla coccoina ha mantenuto la sua confezione praticamente invariata; ad oggi la possiamo ancora trovare tra gli scaffali delle cartolerie che fa bella mostra di sé, con il suo barattolino color argento e il logo in blu-violetto che si srotola lungo tutto il barattolino.
Un packaging seducente che evocava, più che un prodotto da ufficio, un vero e proprio prodotto di bellezza, promosso come tale anche dai manifesti pubblicitari dell’epoca. Molto più di una colla, la coccoina trasmetteva stile e modernità, con un packaging-design bello e di grande semplicità. Più di settanta anni di storia veicolati da un prodotto semplice, sostenibile e atossico: la coccoina è infatti prodotta a base di amido di patate sciolto in acqua; un’aggiunta di olio di mandorla le regala il classico profumo delicato che immagino in molti ricordate (per me è il classico odore “di quando ero bambina”, che mi fa affiorare una valanga di ricordi).
Simbolo dell’Italia dei primi anni ’20, la Coccoina fu prodotta da Balma, Capoduri & Co. diventando da subito la colla per antonomasia.
Coccoina significa anche funzionalità. Immagino che a tutti sia capitato almeno una volta di utilizzarla. Una volta svitato il coperchio è possibile individuare il piccolo vano circolare, nel quale è presente il pennellino per stendere il prodotto, attorno al quale si sviluppava tutto il vano che conteneva la colla.
Colla Coccoina, un’icona di storia e di design per piccoli e meno piccoli, nostalgici e nuovi ammiratori.
Qui si seguito alcune immagini dei celebri manifesti pubblicitari… Corriamo a ricomprarla?? Continua »
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maggio 13th, 2008 by Ivana
E’ modulare, morbida e colorata. Si chiama Livina ed è la seduta modulare presentata al Fuorisalone 08 di Milano.
Forme customizzabili, dimensioni regolabili e scelte cromatiche personalizzabili. Così posso riassumere il progetto presentato dalla società PUREPUR nello spazio Sparkling in Zona Tortona.
Una seduta modulare caratterizzata da 3 elementi principali: uno dritto, uno a gomito ed un ultimo a tre punte.
Grazie a questi tre elementi è possibile dimensionare e creare la propria seduta a seconda degli spazi disponibili, rendendo il prodotto camaleontico e modellabile a nostro piacimento. Livina si snoda nello spazio decorandolo ed impreziosendolo con forme svariate, mai uguali, invitando al relax e al dialogo.
Il materiale con il quale è stato progettato -poliuretano espanso- lo rende adatto sia in interni che esterni. Intervistando Sylvie, una delle designer che ha contribuito alla realizzazione di Livina, ho anche scoperto che, sebbene Livina abbia una cartella colori predefinita, si possono creare pezzi con colori personalizzati, dettati direttamente dagli acquirenti.
Sempre all’interno dello spazio Sparkling era in esposizione anche un altro pezzo della collezione PUREPUR: Eco. Un volume, sempre di poliuretano, caratterizzato da una forma molto particolare, seppur semplice. Un puff caratterizzato da sei facce tutte diverse tra loro, utilizzabile sia come seduta che come divertente parete divisoria o elemento decorativo ludico. Ideale per i bambini, come la stessa Sylvie sottolinea, utilizzabile come veri e propri pezzi “lego” da assemblare e poi, come nelle migliori tradizioni, distruggere per divertirsi ancora di più. Tutto questo con morbidi elementi colorati e leggeri Continua »
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maggio 12th, 2008 by Ivana
Se il design si fa sentire anche quando sorseggiamo un aperitivo allora stiamo parlando di Bombay Sapphire! Il Salone del Mobile di Milano 08 ci mostra i vincitori.
Inconfondibile bottiglia azzurra e inconfondibile glass design. Come tutti gli anni, il concorso sforna particolarissimi bicchieri dalle forme impensabili, mai banali. Scopriamo assieme chi si aggiudicato la vittoria.
In zona tortona (Superstudio Più), in occasione della sesta edizione del concorso, sono stati esposti i 33 progetti finalisti del concorso Glass Design dedicato alle più interessanti opere realizzate in vetro. Tra questi si celava il vincitore, anzi i vincitori considerando che questa edizione ha visto, forse per la prima volta, un ex aequo: sono Annie Cattrell e Yuchi Higashionna autori, rispettivamente, di Capacity e Chandelier.
Premiata direttamente da Karim Rashid (a breve pubblicherò anche l’intervista che sono riuscita a fargli), Annie Cattrell è una giovane inglese con una forte passione per le sculture e le realizzazioni in vetro. Nell’intervista fattale è stato piacevole scoprire come quest’opera rappresenti una vera e propria metafora di vita.
Capacity è infatti una vera e propria opera d’arte realizzata in vetro soffiato che raffigura dei polmoni, un organo senza il quale la vita non ci sarebbe. Lo stesso Capacity prende vita solo nel momento in cui si soffia aria all’interno del vetro incandescente, l’aria dà forma al vetro e vita all’opera stessa. Capacity rappresenta la vita e la morte assieme; ”un polmone che si riempie di liquido azzurro (Bombay Sapphire), azzurro come l’aria, fonte primaria della vita”. “Un bicchiere realizzato in vetro, materiale resistente ma fragile, proprio come la vita”.
Una vera e propria opera d’arte (un po’ come tutti i bicchieri di Bombay Sapphire) con una bellissima metafora progettuale. Altre immagini Continua »
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maggio 8th, 2008 by Ivana
Obsoleti e poco funzionali, è tempo di nuovi semafori più tecnologici ed efficaci. E’ tempo di Virtual Wall.
Sono le parole del designer Hanyoung Lee che, stanco probabilmente degli automobilisi distratti, ha pensato di ingrandire notevolmente i piccoli segnali luminosi rossi ai lati delle strade, in favore di vere e proprie pareti virtuali che, all’occorrenza, compaiono tra le strade trafficate aiutando i poveri pedoni ad attraversare. Un muro virtuale per l’attraversamento pedonale.
Il progetto prende il nome di Virtual Wall, un semaforo molto particolare. Da un estremo all’altro della strada, da due paletti particolari, fuoriescono i raggi laser che formano la parete virtuale, rossa proprio come i tradizionali semafori, ma con gigantografie animate di persone che attraversano la strada. Elementi di grandi dimensioni che, senza dubbio, catturano l’attenzione degli automobilisti.
Ovviamente stiamo parlando di costi significativi (sia di produzione che di manutenzione) a fronte, però, di una maggiore sicurezza per i pedoni dei quali, purtroppo, conosciamo sempre più le tristi sorti.
Il raggio laser taglia a metà le automobili fermando per sempre la corsa degli automobilisti più distratti. Ah no scusate, queste cose succedono solo nel film di 007!!! Torno seria dai. Virtual Wall, costi a parte, mi sembra un buon progetto per tutelare i pedoni, innovativo ed efficace. Foto Continua »
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maggio 7th, 2008 by Ivana
Masaru Ishikawa al Salone Satellite espone Masaru Castle, un vero e proprio castello per consumare pietanze nelle occasioni più particolari.
A primo impatto, devo essere sincera, il castello di Ishikawa non mi colpì positivamente ma poi, sarà stata la simpatia di Masaru, la giocosità e la funzionalità dell’oggetto, ma mi sono ricreduta.
Masaru Ishikawa nasce ad Osaka nel 1974 ma lavora a Milano dal 2003 (parla anche un divertente italiano). I suoi lavori sono giocosi e hanno un forte legame con il bambino che è in tutti noi. L’ispirazioni alle costruzioni lego è ovvia: tanti pezzi da assemblare per costruire il castello dettato dalla nostra fantasia.
Proprio come per le costruzioni, il castello Masaru ha dei pezzi base -7 elementi-, da assemblare e sviluppare a piacimento, per realizzare composizioni piccole, medie, grandi e grandissime. Tutti gli elementi hanno una funzione particolare: profili a merlo come originali piattini, torrette come portasalsine, torri porta bevande o ponti ideali per contenere le posate.
Tutti elementi da utilizzare come normali piattini da portata e magari rimettere al proprio posto, una volta consumata la pietanza, per ricostruire il castello e vivere un’esperienza di food design divertente e originale. Altre foto Continua »
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maggio 6th, 2008 by Ivana
Ancora progetti interessanti nell’area dedicata ai giovani talenti: il Salone Satellite presenta Takashi Sato. Appendiabiti, sgabelli e lampade dal sapore ingegneristico.
Giapponese e giovanissimo, Takashi è un designer fresco fresco di produzioni. I suoi primissimi passi però promettono bene.
Da ingegnere a designer, Takashi indossa i nuovi vestiti con naturalezza, con lo spirito giusto dei designer e, ovviamente, con la precisione e la forma mentis tipica degli ingegneri, creando prodotti ibridi ed originali.
Tra i progetti esposti -Coat Hanger, Pata e Tongs rispettivamente un appendiabiti, uno sgabello e una lampada- ho apprezzato molto Coat Hanger e Pata. Quest’ultimo è uno sgabellino leggerissimo con anima in cartone, ricoperto di feltro. Apparentemente fragile riesce a reggere tranquillamente pesi considerevoli; ma la particolarità risiede soprattutto nella chiusura. Si apre e si chiude a fisarmonica, occupando pochissimo spazio, risultando quindi ottimo per la distribuzione del prodotto.
Coat Hanger è invece un appendiabiti particolare, caratterizzato da un’asta in legno e tre grucce di alluminio che essere composte in modo particolare per creare diversi modelli di sostegno. Anche Coat Hanger è sviluppato secondo un’ottica sostenibile. Smontato occupa pochissimo spazio (3pezzi + 3grucce) ed è semplicissimo l’assemblaggio. Le grucce pero’ le avrei preferite meno spigolose, un po’ più morbide e cicciottelle tipo quelle di Hanger. Il Giappone si fa sentire sempre di più. Che ne pensate? Altre foto Continua »
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maggio 5th, 2008 by Ivana
Ormai lo vedo dappertutto, lo inizio ad apprezzare. Anzi, a dir la verità lo vorrei in camera.
Meaning of Time arriva dagli Stati Uniti, ad opera del giovane designer Bomi Kim, ed è, come potete vedere, un insolito orologio.
Mi piacciono gli oggetti con i quali si può interagire e che possono cambiare veste quando e se vogliamo. E’ il principio di Meaning of Time. Un orologio dalle esigue dimensioni, che contempla due fori nei quali possiamo, con molta fantasia, inserirre quello che più ci rappresenta, o che ci piace, per trasformarlo in due originali ed uniche lancette.
Matite e rametti, come suggeriscono, ma anche penne, fiori, oggetti a cui siamo legati, cannucce…tutto può diventare un’ironica lancetta per scandire il nostro tempo, l’unico vincolo è il diametro del foro presente sull’orologio; ma con un po’ di ingegno i limiti si superano molto facilmente.
Che dire, lo vorrei subito in camera, sebbeno non amo e non indosso orologi questo lo esporrei fiera! Sarebbe bello trovare ogni giorno qualcosa da trasformare in lancette di Meaning of Time. C’è solo una cosa che mi lascia scettica. Come faccio a mettere nel muro quel coso da 2cm di diametro?? Mi sfugge qualcosa?
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maggio 3rd, 2008 by Ivana
Proprio pochi minuti fa ho finito di mangiarmi uno yogurt e, come tutte le volte, mi sono disperata per recuperare le ultime parti di yogurt presenti sul fondo agli angoli del vasetto.
Gira il cucchiaino, inclina il vasetto… solite manovre, che immagino facciamo tutti, per pulire il vasetto.
Mentre mangiavo non mi veniva in mente nessun progetto per risolvere questo problema, solo poche marche che producono vasetti leggermente arrotondati.
Ma cosa vedo navigando sul web?? Altro che vasetto arrotondato! Casca proprio a fagiolo l’ultimo progetto di food design del designer Nojae Park che, probabilmente stanco anche lui di scervellarsi per le ultime gocce di yogurt, ha pensato bene di riprogettare il cucchiaino e di regalargli una nuova forma, adatta alle spigolosità dei vasetti.
Una soluzione semplicissima ma efficace (adatta,ovviamente, non solo ai vasetti di yogurt): il cucchiaino, invece di avere la solita forma, è leggermente squadrato, questo pemette di infilarlo in tutti i punti più critici e recuperare il prodotto fino all’ultima goccia (evitando scene pazzesche alle quali qualche volta ho assistito).
Stesse prestazioni di un comune cucchiaino, garantisce lo stesso Park, ma più funzionalità. Ideale per chi non si accontenta mai! Altre foto Continua »
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maggio 2nd, 2008 by Ivana
E’ la filosofia giapponese quella che si respira nello spazio Guzzini alla Triennale di Milano in occasione del Salone del Mobile 2008. Multimaterialità, innovazione e design le caratteristiche principali.
Il progetto Multipli di cibo Food Design Made in Japan realizzato da Guzzini dialoga con le culture orientali. Grandi maestri e designer emergenti individuano nuovi percorsi nel rapporto tra forma e funzione nelle quattro fasi fondamentali per la preparazione del cibo: preparazione, servizio, consumo e conservazione.
Lo stile giapponese, razionale ed essenziale, si manifesta in tutto il suo fascino nei più di 36 progetti e prototipi esposti da altrettanti designer. Un nuovo stile, quello giapponese, che diventa sempre più realtà anche nella cultura occidentale delineando un nuovo atteggiamento alimentare contemporaneo denominato fusion.
Per chi adora la cucina orientale, sicuramente una mostra da non perdere. Tra i progetti di food design esposti ve ne propongo quattro: Kasane, Onighirini, Bamboo Tea Set e Bis.
Inizio proprio da Bis, un progetto realizzato Makio Hasuike. Ottimo per i party in piedi e per i momenti di relax, come lo stesso Hasuike suggerisce. Bis unisce la bellezza alla funzionalità, può essere mantenuto con una sola mano (reggendo la tazza) consumando il nostro pasto o stuzzichino aiutati dalla forchetta-cucchiaio progettata per essere efficiente e confortevole.
Kasane è un progetto dal sapore molto più orientale. Una “tovaglietta” multifunzione progettata dalla designer Mizuki Yamakawa. Kasane può essere utilizzato sia come una vera e propria tovaglietta all’americana, sia come un vassoietto per i party in piedi. Le particolari venature infatti, irrigidiscono per forma la tovaglietta che, una volta piegata su un lato, permette di inserire un bicchiere e le bacchette negli appositi alloggi sagomati e di avere un piccolo piano sul quale appoggiare il cibo e consumarlo Continua »
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