Seedbomb: una bomba contro la desertificazione
La prima arma contro la desertificazione! Seedbomb le bombe del futuro, le uniche capaci di far sbocciare la vita.
Parliamo ancora una volta di progetti sostenibili e di concept interessanti. Il progetto in questione è frutto dei designer Hwang Jin Wook, Jeon È Ho, Han Kuk e Kim Ji Myung.
Un incredibile team che ha unito le proprie forze per delineare un nuovo modo di distribuire gli aiuti diretti alle aree di imminente desertificazione.
Un argomento estremamente attuale, purtroppo, che grazie a questo progetto potrebbe trovare una soluzione. Le Seedbomb sono dei dispositivi di semina di piante realizzati con un guscio biodegradabile progettati per essere abbandonati dagli aerei per rallentare la diffusione delle regioni desertiche. Un vero e proprio bombardamento benigno pronto a trasformare un terreno arido e incolto in un’area verde e rigogliosa.
All’interno di ogni bomba (come si vede dalle foto) sono presenti una serie di micro capsule pronte ad essere liberate e rinverdire i terreni deforestati. Una volta raggiunto il suolo, ogni singola capsula contiene tutto ciò di cui ha bisogno per far crescere il seme e fertilizzare il terreno: la plastica si biodegrada e lascia spazio a terriccio concimante e ad altri semi. Spero che, oltre alle capsule, anche la bomba sia realizzata in materiale biodegradabile.
L’idea è apprezzabile, la metafora molto bella e profonda ma probabilmente non è proprio la soluzione che ci si aspetta per un problema così grave. Purtroppo non basta una serie di piantine per risolvere i problemi della desertificazione o contrastare le emissioni di CO2 nell’aria. Ciò nonostante bisogna comunque apprezzare l’idea e il messaggio di sensibilizzazione che questo progetto indubbiamente ha. Sono curiosa di leggere i vostri commenti.
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Scritto in Design eco-orientato, Young Designers | 12 Commenti »
maggio 16th, 2009 at 07:16
Ottima idea, sempre che poi, di notte, le piante non si mettano a camminare e comincino a distruggere gli esseri umani! Non sarà questo il caso, ma le buone intenzioni spesso nascondono secondi fini!
maggio 16th, 2009 at 07:35
Molto dipende dalle dimensioni delle applicazioni; poche bombe lanciate da uno sparuto aereo sicuramente non sortirebbero alcun effetto ma se centinaia di aerei “bombardassero” una zona contemporaneamente sarebbe diverso.
Comunque siamo alle solite, molte idee, tante intenzioni e niente soldi per agire.
maggio 16th, 2009 at 08:36
Il solo fatto che dei designer abbiamo ideato e progettato questo meraviglioso oggetto depone bene per il genere umano.
Per i soldi si dovranno trovare per questo e per altri lodevoli progetti: non abbiamo molto tempo e lo sappiamo tutti!
maggio 16th, 2009 at 11:15
È vero è un concept che diffonde un messaggio davvero positivo, probabilmente non basterebbe a risolvere il problema, ma non ci si può arrendere, d’altra parte goccia a goccia si scava la pietra.
Dovrebbe esserci anche un po’ d’acqua nelle capsule, per mantenere le piante in vita dopo che sono cresciute, no?
maggio 16th, 2009 at 13:15
idea intelligente, ma con diverse problematiche, alcune già citate dagli altri commenti, tra cui proprio il fatto del volo, del lancio delle bombe ecc..non è meglio investire sulle persone che vadano di persona a coltivare le piante?
maggio 16th, 2009 at 16:50
no è che in realta forse costa meno pagare un omino che va li e semina queste piantine, invece di pagare la benzina per l’aereo(che in realta inquina tantissimo) e l’omino che lo guida :)…forse con gli stessi soldi si riesce a pagare anche il secondo giro per innaffiare le piantine :) idea positiva comunque…
maggio 16th, 2009 at 17:45
che idea meravigliosa!
certo non è campato in aria il discorso di stefania.. ma consideriamo a questo punto anche il fatto che un omino solo può curare un’area molto ridotta e non in poche ore (un viaggio aereo) ma in settimane, durante le quali avrà anch’egli bisogno di carburante (acqua, cibo, alloggio etc), senza contare il trasporto sia dell’omino che del concime, dei semi etc, che in qualche modo dovranno pur spostarsi …
del resto, immagino che esistano già progetti di bonifica del territorio, in simbiosi con piani di sviluppo sociale; questi forse sono più appropriati, visto che non si tratta di sparuti interventi lampo, ma di attività volte a sviluppare nuovi comportamenti sostenibili, direttamente legati al territorio
maggio 16th, 2009 at 20:01
“uuooooooliiiiiiiii…uuooool iiiii”
è stata la prima cosa a cui ho pensato in riferimento al film, ma oltre la battuta condivido la tua conclusione Ivana
ci sono molti problemi, penso che la desertificazione la si debba arrestare e respingere prima di tutto e poi attaccare…non solo attaccare come in questo caso, altrimenti si creano oasi artificiali destinate ad autoconsumarsi
dei costi si è già parlato come di altri problemi…io aggiungo che vorrei sapere quante capsule effettivamente entreranno nel terreno per generare vita e quante invece saranno orizzontali, rotte, magari distruggeranno altre forme di vita naturali che per anni hanno cercato di svilupparsi evolvendosi per adeguarsi al luogo…e poi, da che altezza vanno lanciate le “bombe”? e che area investirebbero? potrebbero essere necessari interventi di controllo? per evitare che uccidano veramente qualcuno.
Penso che in questo caso si stia parlando di aree deforestate o desertificate in maniera naturale, perchè se voluto allora questo non risolve nulla e se naturale immagino che il problema principale derivi dalla scarsità di acqua quindi forse anche in questo caso non si risolve il problema, non ci sarà terriccio a ricoprire i resti biodegradati (in quanto tempo?), ma terra secca e dura, perchè se parliamo di sabbia allora è ancor peggio visto il vento
comunque, gran gran bella metafora
ola
maggio 17th, 2009 at 15:26
Sai, per quanto affascinante, non credo che abbia reali possibilità di applicazione: prima di tutto perché c’è la reale necessità di una continua irrigazione delle piante, che altrimenti morirebbero, e poi esse crescendo hanno bisogno di maggior spazio per le radici. Credo che sia meglio combattere puntualmente il fenomeno costeggiando le zone desertiche…
maggio 18th, 2009 at 16:26
sembrerebbe un’idea molto interessante ma allo stesso tempo (non so se l’abbiano testata) di difficile realizzazione..infatti le piante non sempre sono in grado di vivere in tutte le condizioni ambientali e di terreno..spero comunque sia fattibile per combattere questo problema..comunque articolo interessante!
giugno 7th, 2009 at 10:14
il problema fondamentale nel deserto non e’ la mancanza di piante, ma di acqua. puoi lanciare tutte le piante che vuoi ma senza acqua, muoiono.
I deserti, quando piove, si riempiono di piante, nonserve lanciarle.
settembre 18th, 2009 at 06:09
le coltivazioni moderne utilizzano una sola monocultura ed
un solo gene e cio è profondamente sbagliato .
in natura i prati e le foreste hanno una multivarieta che fra
di loro non hanno competitivita ma anzi si aiutano .
io stimo che se gli agronomi produrrebbero miscele di piantine
selezionate con criteri matematici alla risposta dei vari suoli
potremmo raddoppiare le produzioni e soprattutto spebdere meno soldi
per le catastrofi piccole e grandi che mettono in crisi le economie
mondiali .
SPERO CHE I PRODUTTORI DI SEMENTI COMINCIANO A VENDERE MISCELE
COMPATIBILI CHE DIANO UNA RISPOSTA POSITIVA PER IL èIANETA .