Kulms e W Chair dello studio MisoSoupDesign
Japan style, design minimal, odore di bamboo e leggerezza. I prodotti dei designer MisoSoupDesign rapiscono per l’armonia di forme e il design morbido ed essenziale.
Daisuke Nagamoto & Minnie Jan, giapponesi di nascita e newyorchesi di adozione, sono i due designer del MisoSoupDesign.
Un portfolio ricco di progetti interessanti, in pieno japan style, eclettici, eleganti e funzionali.
Uno dei loro podotti, la W Chair, si è da poco aggiudicato il premio OFS HotSeat3 grazie al particolare design della seduta e alla sua funzionalità. La W Chair è infatti una comoda poltrona che sfrutta la sua particolare forma per accogliere, nella parte inferiore, una seconda seduta multifunzione pronta a trasformarsi in pouff, tavolino, poggiapiedi o sgabello.
Tra i tanti progetti mi voglio soffermare sulla Kulms Chair; una seduta impilabile realizzata in un’unica sfoglia di bamboo, tanto leggera quanto resistente. La sedia è caratterizzata da un particolare piede, realizzato intagliando e ripiegando ad-hoc la sfoglia di bamboo per regalare un particolare sotegno alla seduta. La sedia se ad una prima visione può sembrare affascinante e funzionale, ad una più attenta analisi perde parte del suo fascino.
In primis non credo sia possibile realizzare dalla stessa sfoglia di bamboo quel tipo di gamba. Mi sembra davvero improbabile. E’ solo una mia impressione? Inoltre la superficie di appoggio del piedi posteriore non mi sembra sufficientemente ampia per garantire la giusta stabilità e sicurezza che una seduta deve avere. Il progetto è gradevole ma la funzionalità non è al top.
Più riuscito forse è Za, uno sgabello multiuso che evoca l’arte dell’origami, realizzato con due pezzi di un unico modulo da unire ad incastro. Salvaspazio e funzionale. Voi cosa ne pensate?
Scritto in Furniture Design, Young Designers | 10 Commenti »
febbraio 20th, 2009 at 11:03
Concordo: il bamboo non si allunga. Solito problema della forma che non segue la funzione. Il problema è che vengono premiate le cose che non funzionano.
febbraio 20th, 2009 at 12:18
Concordo con l’analisi critica della sedia realizzata in foglio di bamboo. effettivamente, sebbene l’idea possa sembrare originale, una eventuale realizazione lascerebbe molto a desiderare sia per stabilità che per materiale (dato che immagino che la lamina di bamboo dovrà essere trattata adeguatamente).
mi intriga più l’idea del Za Stool, ma vorrei saperne di più su materiali e sistema di incastro a più riprese… non è che dopo un pò si lasca i non si incastra più?
poi la butto li: e se fosse fatto in cartone alveolare?
A.
febbraio 20th, 2009 at 15:26
condivido tutte le considerazioni sulla poca funzionalità della kulms chair, appena l’ho vista l’ho trovata molto bella per l’armonia delle linee e interessante l’impilabilità, bisognerebbe provarla, ho l’impressione che la fessura centrale non aiuti molto il confort
febbraio 20th, 2009 at 16:43
io amo molto il design giapponese, come del resto il giappone stesso, questa volta però mi dissocio da tutti questi progetti. La seduta Za stool è semplicemente ridicola, improponibile e impossibie da commercializzare: chi se la metterebbe davvero in casa?? E’ solo sperimentazione. Suvvia..la W chair è piuttosto mediocre, sembra ispirata dalla poltrona muku di fukasawa, ma alla fine è inferiore. La klums invece è esteticamente interessante, però effetivamente la funzionalità è bassa: quando uno si siede non vuole dover costantemente bilanciare il peso del corpo alla perfezione per non cadere e spaccarsi la testa
febbraio 20th, 2009 at 17:05
Un’ultima cosa riguardo Za stool: io credo che il buco centrale sia stato disegnato per non rendere la seduta stessa troppo minimalista. Questi progetti mi fanno pensare che questi designer si stiano dissociando dal tipico minimalismo giapponese ma che nonostante questo, nonostante il tentativo di avvicinarsi al desin europeo non ci riescano davvero, e così nascono ibridi come questa seduta. Il buco centrale è piuttosto esplicativo: forse hanno pensato che creare una seduta di semplici pannelli di legno da assemblare sarebbe stato troppo occidentale (del resto molte sperimentazioni d’interni, specialmente in europa, ultimamente propongono mobili che devono essere assemblati con dei fogli di meteriale come questo). Per evitare lo spiacevole inconveniente di avere un mobile esclusivamente ad impronta europea secondo me hanno mal pensato di metterci al centro un cerchio per creare una sorta di equilibrio formale, come fanno molti altri designer giapponesi e come fa anche fukasawa in molti suoi progetti. Solo che fukasawa fa così ma in maniera più sapiente, lui usa forme geometriche squadrate all’interno di forme curve. Questi due hanno pensato di fare il contrario, il risultato è tremendo: una seduta con un buco che sembra quello del cesso che, proprio perchè deve essere assembata (ma credete che sia mai esistito un mobile da assemblare considerato veramente bello e diventato famoso?? ne conoscete anche una sola??), risulta esteticamente molto frammentaria, fatta di pezzi che sezionano l’aria intorno e che poprio per questo la rendono priva di qull’impronta sculturale che avrebbe dovuto essere presente
febbraio 20th, 2009 at 21:13
sì, bella, bella! iva’, hai letto la mail??? attendo cn ansia (domani si prendono i biglietti)!
kizz
febbraio 21st, 2009 at 12:15
ho fatto un prototipo abbastanza simile con il metallo, leggermente diverso ma il principio era simile, ricavare tutto da un’ unico foglio con un intaglio centrale piegato per ricavare la “gamba posteriore”…risultato, non rimane in piedi, basta spostare un pò il peso sul lato detro o sinistro della sedia e diventa pericolosamente instabile. ^^
febbraio 22nd, 2009 at 11:38
Analizzando i progetti, leggendo l’articolo, non posso che essere daccordo con Ivana per quanto riguarda la realizzazione della Klums Chair, oltre a trovare difficile realizzarla da un unico elemento, da figlio di falegname, mi pare altamente impossibile che stia su, se non ti siedi perfettamente al centro e stai fermo come un sasso, l’unica cosa che puoi fare e finire a terra tutte le volte, come accade sull’orrenda poltrona di Ron Arad (Little Albert Chair) che ha lo stesso problema. resta il fatto però che questa sedia, al contrario delle altre due esposte, ha un gradevole design. Tra organizzare l’esposizione al prossimo Salone Satellite e la tesi, non riuscivo a trovare il tempo di intervenire, spero di rimediare. per chi fosse interessato potrà vedere l’esposizione al padiglione 22 – 24 fila A stand 9. attendo vostre critiche.
con affetto, Frank.
febbraio 25th, 2009 at 16:09
Secondo me , per quanto io possa aprezzare il Giappone, ogni tanto si perdono …
dicembre 28th, 2009 at 12:28
Ciao,
Trovo questo molto mobili estetica(W chair). Mi piace questo stile di disegno; Personalmente
Ho comprato una sedia Stressless, design e comfort, si può vedere su
sito (dream poltrona):
http://www.ekornes.it/it/stressless/poltrone_stressless_/